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Quale futuro per le scuole di Spoleto?

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Ragioneria Spoleto

Tutti siamo contenti dei soldi che stiamo ricevendo da Stato e Regione per la messa in sicurezza e l’adeguamento sismico delle scuole spoletine, è una boccata d’ossigeno per la ripresa, anche se ancora troppo lenta.
In realtà si dava per scontato che questi soldi arrivassero dopo la situazione emergenziale in cui ci siamo ritrovati. Il vero problema appunto è che stiamo pensando solo alla situazione emergenziale, senza alcuna visione e progettualità del futuro delle scuole a Spoleto: un futuro che ad oggi è molto cupo e su cui vi spingo a riflettere.


Mentre da altre parti dell’Umbria sono già state costruite nuove scuole con i soldi del terremoto e si ampliano indirizzi ed offerta formativa, a Spoleto ci occupiamo ancora di situazioni emergenziali come (ancora) l’adeguamento sismico, non ci stiamo occupando dell’offerta formativa in qualità e quantità, della qualità e dei servizi in più che possono dare le strutture, del “marketing scolastico” e non stiamo affatto valutando l’impatto dell’emergenza demografica che sta affrontando la nostra città.


Per quanto riguarda le scuole superiori spoletine sono anni che la Provincia boccia ripetutamente l’ampliamento dell’offerta formativa dei nuovi indirizzi spoletini e questo comporta un impoverimento dell’offerta formativa stessa e sta causando un fenomeno di sempre maggiore “migrazione” degli studenti spoletini verso le più ampie offerte formative di Foligno: fatevi un giro la mattina tra stazione e autobus che vanno a Foligno e guardate il numero di studenti spoletini, è un fenomeno in continuo aumento.

Un’altro problema sono le strutture: il terremoto qui sicuramente ha allargato un problema che in realtà si protraeva da anni, l’accorpamento delle scuole e i gravissimi ritardi nella ricostruzione hanno fatto poi sì che una situazione già precaria diventasse emergenziale. Il pessimo stato delle palestre (che inficia anche sulle attività delle società sportive), aule tecniche mancanti, la scoperta di interi plessi non completamente a norma sono un problema che va risolto subito e che di certo preoccupa tante famiglie nel mandare i propri figli a scuola.

Ultimo ma non ultimo: il problema demografico completamente ignorato dalle istituzioni locali (ne avevamo parlato in questo articolo). Spoleto negli ultimi anni viaggia con una perdita di abitanti stimato mediamente tra i 200 e i 300 residenti oltre ad avere un saldo morti/nascite negativo e un indice di invecchiamento della popolazione tra i più alti dell’Umbria. Siamo sicuri che gli investimenti che si stanno facendo in certe zone periferiche (le più colpite dal calo demografico) di concentrazione di più scuole dell’infanzia e primarie vicine e l’ampliamento delle classi sia un investimento azzeccato a fronte della diminuzione di famiglie e giovani? Si è consapevoli del fatto che esistono classi nelle zone periferiche in cui per mancanza di alunni vengono accorpate più sezioni? Forse quei soldi potrebbero essere investiti meglio, magari verso una ottimizzazione e modernizzazione di strutture e dell’offerta scolastica delle scuole primarie e dell’infanzia, concentrando in un unico grande punto di riferimento il polo scolastico per singola periferia? Ha senso avere oggi micro-scuole a poche centinaia di metri con classi da pochissimi alunni? In realtà il vero problema è lo spopolamento e la necessità di politiche che favoriscano non solo la maternità, la famiglia, ma anche una sorta di “marketing territoriale” che invogli persone da altre zone dell’Umbria o d’Italia a venire a vivere a Spoleto: ma qui affrontiamo un argomento che va ben al di là delle scuole.

In sostanza: le scuole spoletine e in generale Spoleto non si salvano con “toppe emergenziali”, ma con una progettualità a lungo termine che coinvolge istituzioni, scuole, famiglie e “vivibilità” del territorio, comprensivo di infrastrutture adeguate, ampliamento dell’offerta formativa, qualità della vita (o del “vivere a Spoleto) e incentivo alla residenza.