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Putin ha fallito, ma c’è un modo per fermare la guerra

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guerra ucraina

Gli obiettivi di Putin a inizio guerra erano in ordine quello di conquistare l’intera Ucraina e instaurare un governo fantoccio: obiettivo fallito dopo la disastrosa “marcia” kilometrica di tank russi verso Kiev (quasi tutti distrutti).

Poi è passato, con tanto di dichiarazioni, a voler fare dell’Ucraina un Paese smilitarizzato per la sicurezza russa,

privandola del suo esercito, della sua marina, delle sue armi: oggi l’Ucraina, grazie all’aiuto occidentale, è l’esercito più militarizzato e armato in Europa.

Tra gli obiettivi dichiarati c’era l’allontanamento della minaccia NATO dai confini Russi: la guerra in Ucraina ha generato all’opposto, la storica presa di posizione ed entrata nella NATO di Paesi pacifici come Finlandia e Svezia, ai confini con la Russia, che oggi si sentono minacciati dall’aggressività russa.

La stessa Ucraina, al termine della guerra, ormai è data per certa che entrerà nella NATO: altro enorme obiettivo di Putin completamente fallito.

Tra le ragioni di Putin a inizio guerra, c’era la necessità di una “missione di peace keeping” e non di vera “guerra” (la parola era bandita dai media russi), dove la Russia avrebbe inviato contingenti su un suolo “amico” per ristabilire l’ordine e la pace: oggi la Russia si è imbarcata nella più sanguinosa guerra dai tempi dell’Afghanistan perdendo oltre 200.000 militari russi sul campo e si ritrova con una guerra “in casa” con la capitale, Mosca, ormai settimanalmente bombardata dai droni ucraini (Mosca non veniva bombardata dal 1944…).

L’indebolimento del governo di Mosca ha portato addirittura ad un tentativo di golpe con un esercito privato di 20.000 uomini pronto a prendere in mano le redini del potere, salvo poi trovare un salvacondotto verso la Bielorussia; l’innalzamento della leva obbligatoria a 30 anni ha fatto storcere il naso alle nuove generazioni russe che cominciano ad avvertire il peso della guerra anche come pericolo per la propria libertà economica e sociale.

Ora, preso atto del fallimento di Putin che a questo punto o usa l’atomica per concludere una guerra dove sta perdendo (ma si troverebbe tutta la comunità internazionale contro), o rischia di cadere come regime visto il suo indebolimento interno.

La comunità internazionale dovrebbe trovare un compromesso, che altro non può essere che il ritiro ordinato delle truppe russe da tutte le regioni occupate da 1 anno, e in cambio, a mio avviso, la Russia potrebbe rivedersi riconosciuta definitivamente a livello internazionale la Crimea (che rimane comunque un punto strategico sul Mar Nero), oltre a prevedere di far decadere tutte le sanzioni occidentali verso la Russia pre e post guerra. Il risanamento dell’economia russa riportandola a pieno titolo negli scambi commerciali internazionali e il mantenimento di una regione strategica (e simbolica) come la Crimea (che, da quando è stata occupata, non è mai stata riconosciuta come russa a livello internazionale), credo sia sia l’unica via percorribile per un percorso di pace concreto e duraturo. Anche perché oggi preoccupa più una guerra su Taiwan che, ricordo, rappresenta la prima produzione mondiale di cheap, computer e schede madri di tutto il globo… tutto il mondo della tecnologia ne risentirebbe, forse una crisi peggiore del grano ucraino..