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QUALE OSPEDALE DI SPOLETO D.C.?

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Il mondo è nuovo ogni giorno, ma ci sono giorni che è ancora più nuovo. Può piacere o no ma, ad oggi, il tempo si divide tra un prima e un dopo pandemia. Avanti Covid e Dopo Covid. Guarda caso A.C e D.C.
E siccome ragionare di futuro guardando solo lo specchietto retrovisore pare che non sia esattamente la soluzione ideale, bisogna tenere sì a mente il passato per evitare errori, ma soprattutto guardare avanti. Cercando, per quanto possibile, di vedere con largo anticipo la strada che si apre davanti a noi. Pronti a frenare, accelerare, seguire le curve e le salite e anche fare retromarcia. Ma provando soprattutto a progettarla quella strada. A costruirla.
La pandemia che ha fermato il mondo ci costringe a ripensarlo e a ripensare in modo particolare il nostro sistema sanitario. Perché il futuro non è una strada già tracciata, ma ancora da disegnare e lastricare. Questo la politica è chiamata a fare.
E buona parte del futuro sta scritto nel Recovery Fund che traccia le linee guida della sanità su larga scala e che ovviamente impatteranno su tutto il sistema, giù fino agli ospedali delle piccole città.
Non vantiamo alcuna competenza in materia e non intendiamo unirci alla folta schiera di esperti che dibattono sui social e in altre sedi più o meno virtuali, ma vogliamo semplicemente provare ad aggiungere alcuni elementi che speriamo potranno essere di una qualche utilità, gettando un occhio alla bozza del Pnrr dell’11 marzo.
La riforma della Sanità che vi è contenuta avrebbe lo scopo di rendere uniformi le prestazioni, i LEA, per tutti i cittadini, nei centri urbani e in campagna, e non solo tra nord e sud, passando dalla centralità della prestazione alla centralità della persona e della comunità, perché stare sul territorio produce servizi migliori, più efficienti e meno costosi rispetto alla concentrazione nelle cure ospedaliere.
Ecco cosa prevede.
Cure a domicilio
E’ previsto un potenziamento dell’homecare, le cure a domicilio per una platea stimata di 14 milioni di persone, attraverso 575 centri per l’assistenza a domicilio, dotati di apparecchi tecnologici per gli operatori, tecnologie di telemedicina per i pazienti e soluzioni digitali per le Asl che vi si connettono.
Case della Salute
Si pensa all’istituzione di 2.575 Case della Salute comunitarie, aperte tutto il giorno, tecnologicamente strutturate e dotate delle adeguate competenze. Qui si potrà consultare il medico generico e un infermiere, per un malessere o un piccolo incidente, o per programmare un test, superando così il modello del poliambulatorio.
Le Case della Salute non costituiscono esattamente una novità, già adottate da anni in alcune Regioni, come Lazio, Toscana ed Emilia Romagna, sono considerate una realtà di successo ma non sono mai state adottate come strategia nazionale e non tutte le Regioni hanno seguito questo modello. Entro il primo trimestre del 2022 è prevista una ricognizione delle Case della Salute esistenti, delle strutture da riconvertire e di quelle da fare ex-novo. Seguiranno i lavori e gli accordi istituzionali di programma con le Regioni. Il completamento dell’operazione è prevista nel 2026.
Ospedali comunitari
Sono strutture intermedie tra l’assistenza domiciliare integrata (ADI) e l’ospedale generale, e anche questi non sono una novità. La prima intesa Stato-Regioni risale infatti, al 10 luglio 2014, e i requisiti minimi (tecnologici, strutturali) sono stati approvati da una nuova intesa il 20 gennaio 2020.
Ritenuti utili per la territorializzazione del servizio sanitario, gli  Ospedali Comunitari previsti sono 753 e dovrebbero ridurre i ricoveri nell’ospedale generale, attraverso il sostegno infermieristico e di assistenza medica continua, per le persone che provengono dalle Rsa, dalla loro abitazione o sono da poco dimessi da un ospedale di tipo generale ma che necessitano ancora di cure.
Se il testo definitivo del Pnrr confermerà queste linee guida potrebbe essere superato il mai attuato progetto di integrazione degli ospedali di Foligno e Spoleto. Indicazioni con le quali chiunque si troverà ad occuparsi del nosocomio di Spoleto probabilmente dovrà fare i conti.