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ISOLATI MA NON SOLI

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ll Coronavirus ci sta mettendo a dura prova. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che bisogna limitare i contatti. Le scuole sono state chiuse non perché è vacanza, ma perché è meglio evitare momenti di promiscuità. Un provvedimento necessario che viene vanificato se poi si cercano situazioni di alta densità umana.
Quindi meglio stare a casa e uscire solo in caso di effettiva necessità, per chi può. Prendiamola come una occasione per leggere qualche libro e guardarsi qualche film in TV o sul PC.
Chiusi i teatri, i cinema, i musei, i parchi archeologici.
Forse all’appello mancano i centri commerciali, le palestre e le piscine. Se la situazione è grave come sembra, varrebbe la pena di fare uno sforzo massimo, cercando di limitare le aperture di tutti gli esercizi pubblici, magari a turno per garantire comunque una copertura di accesso ai prodotti di prima necessità.
Quello che potrebbe essere utile è un servizio organizzato dal Comune per la consegna della spesa a domicilio per anziani o famiglie con bambini piccoli, in accordo con i supermercati e commercianti.
Alcune farmacie si sono già organizzate autonomamente. Ma bisognerebbe intervenire in modo capillare anche sui generi alimentari.
Un capitolo a parte merita il concetto di isolamento.
Tema importante soprattutto per le persone anziane e per quelle più fragili. Tornerebbe utile un piccolo censimento e una rete sociale che metta insieme associazioni, parrocchie, proloco e comunità, capace di monitorare e aiutare chi ha più difficoltà ad organizzarsi.
Evitare contatti non significa lasciare sole le persone, significa sostenerle nelle necessità evitando che possano contrarre la malattia.
Non lasciarli soli significa essere loro vicini, giornalmente, anche senza contatto fisico.

In questo può essere d’aiuto il telefono o la rete internet, i social e tutto ciò che fino ad ora abbiamo incolpato di causare isolamento. Usiamolo a fin di bene, ora che se ne presenta la necessità.