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NOTRE DAME DI PARIGI E SAN BENEDETTO DI NORCIA, OVVERO LA POTENZA DEI SIMBOLI NELLA CULTURA E NELLA COMUNICAZIONE MASS MEDIATICA E POLITICA ATTUALI

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di  MORENO ORAZI

Notre Dame da mercoledì è un simulacro millenario di valori storici ed artistici devastato dall’azione impietosa di un incendio. Un rogo spaventoso l’ha avvolta sprigionando tutta la potenza devastante del fuoco. Tutto è avvenuto davanti allo sguardo attonito di milioni di persone in tutto il mondo che hanno potuto constatare, attraverso lo sguardo freddo e distaccato delle telecamere, la devastazione che stavano producendo le lingue altissime delle fiamme sprigionatesi dalla virulenta pira. Il momento che meglio esprime le emozioni che hanno accompagnato lo scorrere delle immagini è stato il rovinoso crollo del pinnacolo dove era collocata la reliquia più preziosa della millenaria basilica: l’ampolla che conteneva la reliquia della corona di spine che cingeva il capo di Cristo sulla Croce.

Domate le fiamme e spento l’incendio nei giorni successivi si è iniziato a fare il bilancio dei danni: Notre Dame è un monumento acefalo, una rovina fumante.  L’interno è devastato: polveri, ceneri e lacerti delle strutture della copertura e delle vetrate istoriate liquefatte e andate in frantumi ricoprono come un macabro sudario gli antichi pavimenti marmorei. Non si conosce la stabilità delle strutture murarie perimetrali. La corona di spine si è salvata. Un vero miracolo.  

A livello personale l’evento è stato una sorta di catalizzatore di pensieri e di assunti teorici che ho fatto miei attraverso le anarchiche letture che ho praticato nell’ambito della saggistica filosofico-storica ed antropologica afferente le nuove scienze umane. Quanto è avvenuto e le reazioni verificatesi è stata per me una sorta di conferma della loro veridicità e capacità esplicativa, un po’ come l’esperimento riuscito rispetto ad un principio della fisica classica o una dimostrazione giunta a buon fine rispetto ad un teorema della geometria euclidea.      

IL FUOCO COME SIMBOLO DI MASSA.

La forza distruttiva del fuoco è impressionante. ELIAS CANETTI fu talmente impressionato e soggiogato da questa forza devastante da indurlo a scrivere uno dei più potenti saggi di antropologia culturale scritto nel secolo scorso: MASSA E POTERE. Si tratta di un’opera che indaga in profondità le strutture della psiche e i movimenti della stessa da cui trae origine la figura del capo, l’aura che lo avvolge, la funzione di comando, la forma del potere, la percezione della potenza della massa e la forza attrattiva che la stessa esercita sui singoli legata all’istinto di sopravvivenza. Tra i simboli che esprimono quest’ultimo punto inserisce al primo posto appunto il fuoco. Altri simboli di massa sono il mare e la foresta.

LA FORZA DEI SIMBOLI: I PARIGINI CHE PREGANO

La forza dei simboli come fattori d’identità e come condensatori di memorie ancestrali: si tratta di una nozione diffusa frutto della riflessione ottocentesca sulla natura della divinità e sulla funzione della religione nel processo di costruzione della coscienza umana. Di fronte alla estensione delle fiamme,  di una virulenza tale che l’azione di spegnimento intrapresa sembrava inefficace, una lotta impari tra l’uomo e il fuoco distruttore ormai totalmente fuori controllo, sospinti dal senso d’impotenza che la situazione determinatasi genera, molti parigini che stazionavano in prossimità della Cattedrale in fiamme non trovano altro rimedio che quello di rispolverare una delle più  antiche pratiche delle società pre-moderna: invocare attraverso la preghiera gli Dei o Dio perché intervengano/a in loro soccorso, liberandoli dalla calamità che li ha colpiti. Assistiamo cioè ad una sorta di regressione ad uno stato pre-scientifico e pre-tecnologico dovuto al riaffiorare del sentimento d’impotenza diffuso delle società pre-industriali e teocratiche occidentali (di cui la Cattedrale parigina è una delle espressioni massime) nelle quali la capacità di controllo e di modificazione della eventi naturali da parte delle comunità umana era pressoché nulla.

I MONUMENTI SI CONSERVANO E SI TRAMANDANO CERTAMENTE NON PERCHÉ’ SONO COSTRUITI MEGLIO

Si sente dire spesso che i nostri antenati costruivano meglio di noi.  Un vero paradosso, del tutto infondato. Le conoscenze teorico-tecniche, le attuali tecnologie costruttive ed i materiali utilizzati nel costruire nonché i sistemi impiantistici di cui sono dotati gli edifici garantiscono oggi livelli di sicurezza molto più alti di quelli del passato. Come afferma lo storico francese JACQUES LE GOFF gli edifici che sono giunti fino a noi apparentemente intatti sono quelli che continuano ad esercitare la loro funzione pratica o simbolica anche nel presente, che sono tuttora utilizzati e conservano ancora il loro alto valore sociale, di identità e di memoria. Questi edifici sono sopravvissuti agli eventi cataclismatici naturali e alle lacerazioni della storia non perché sono stati costruiti con maggior perizia delle costruzioni attuali ma perché sono stati oggetto di una manutenzione costante, di interventi di rinforzo delle strutture e, se parzialmente soggetti a crolli, le parti venute giù sono state ricostruite. E’ quello che avverrà con la Basilica di San Benedetto a Norcia, altro simbolo della cristianità occidentale europea che, distrutto dal terremoto del 2016, verrà ricostruito per le stesse ragioni e volontà che determineranno la ricostruzione di Notre Dame.

IL FUOCO È SENZA COSCIENZA, GLI UOMINI SI

Mentre infuriava l’incendio ho scritto ad una amica di penna il seguente messaggio pensando ad un articolo dello psicologo UMBERTO GALIMBERTI apparso su La Repubblica all’indomani del crollo della volta della Basilica di Assisi a causa del terremoto che colpi l‘Umbria del 1997:  “Notre dame brucia. Il fuoco non ha coscienza storica e produce i suoi effetti devastanti ciecamente, avvolgendo nelle sue spire tutto ciò che raggiunge, cose o uomini, indistintamente …contrariamente ad alcune categorie di umani/e che, al contrario appunto, sono capaci di discriminare, ma che, in moltissime contingenze storiche, nei confronti dei/delle loro simili sono devastanti molto più delle fiamme…. I simboli spesso sembra siano in queste fasi storiche considerati più della vita umana. In realtà sono parimenti importanti, ma sicuramente, più importante in assoluto è la vita umana sia perché sono una sua emanazione diretta sia perché in assenza degli uomini e delle donne essi sarebbero totalmente deprivati del loro valore “.

Nel condividere queste mie considerazione la mia amica mi ha mandato le immagini della distruzione dei due Buddha che si trovavano nel distretto di Bamyan in Afghanistan ad opera dei Talebani nel 2001 con il seguente commento lapidario: “Gli uomini detengono sicuramente il primato delle devastazioni”. Per non parlare dell’olocausto, degli eccidi di massa e delle pulizie etniche compiuti dai regime totalitari nella storia più recente dell’umanità.

L’interno di Notre Dame di Parigi con le macerie visto qui

L’esterno di Notre Dame di Parigi che brucia visto qui

L’esterno di San Benedetto di Norcia distrutta dal terremoto del 2016 visto qui 

I parigini che pregano per fermare l’incendio che sta devastando Notre Dame visto qui

La distruzione dei Buddha di Bamyan prima e dopo la distruzione del 12/03/2001