Home Costume SPOLETO62, SUL MANIFESTO E ALTRE AMENITA’

SPOLETO62, SUL MANIFESTO E ALTRE AMENITA’

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Cronache cittadine dal festival.
Il festival ha sempre avuto una dimensione internazionale ed una locale. Quando le due dimensioni si sovrapporranno avremo, forse, raggiunto la pace dei sensi.
Per ora siamo lontani.
E quindi divertiamoci a raccontare il festival anche dal punto di vista cittadino.
Con la presentazione del programma a Roma si dà avvio alla lunga attesa, ma la presentazione è sostanzialmente per gli addetti ai lavori: giornalisti, politici, operatori culturali e turistici, sponsor, appassionati che cominciano a prendere nota delle date degli spettacoli per l’acquisto dei biglietti. Possiamo ragionevolmente segnarlo come l’avvio del festival. La fantasmagorica macchina del due mondi si mette in moto. Lavoro complesso che deve far coincidere le capacità di direttore artistico con quelle di manager. Finora Ferrara se l’è cavata, tirando fuori dal buco nero in cui era precipitato per un breve periodo con Francis Menotti, un festival di tutto rispetto.
Ma per gli spoletini quand’è che comincia veramente la kermesse menottiana?
Con le critiche al manifesto.
È Ufficiale. È così. Ogni anno identica storia.
Anche quest’anno non fa eccezione.
Troppo azzurro, troppa, acqua, troppa plastica, troppo farfalla, troppo foto, il claim non va bene, troppo inglese, è un meme, sembra la pubblicità anni 70, anni 80, di una crociera, di una discoteca, ma che c’entra l’oceano con Spoleto… E via così…

Poi, volendo, la lista delle domande inerenti al festival potrebbe essere ben più lunga e soprattutto più ampia dal punto di vista delle argomentazioni.
Ci si potrebbe interrogare, ad esempio, su : quanti spettacoli ci sono? quante prime nazionali e internazionali? quante alzate di sipario? quante compagnie? quanti tweet? quante volte il nome di Spoleto rimbalza nel mondo? quanti biglietti venduti o in omaggio? quanto turismo crea? quanto indotto porta in città in 15 giorni e quanto nell’arco dell’anno? che fine hanno fatto gli sponsor importanti? quanti spoletini lavorano nelle maestranze? quanti spettacoli si producono a Spoleto? quante scenografie si realizzano in città? come mai i gettonatissimi dialoghi di Mieli sono scomparsi dalla scena? perché non farlo durare di più diluendo il fitto programma? serve veramente il contentino di Natale? perché non si offre all’accademia Silvio D’Amico una sede permanente a Spoleto aperta tutto l’anno? perché alcuni spettacoli sono replicati, a pochi giorni di distanza dal festival, in altre città o in stagioni di prosa anche di piccoli paesi umbri? perché il regista dell’unica opera lirica è sempre lo stesso da 10 anni? perché il direttore ogni anno da 10 anni inserisce uno spettacolo in cui recita un congiunto strettissimo? perché non si omaggia come merita il fondatore del festival e perché non omaggiare anche Shippers o Romolo Valli? perché ci sono festival che stanno diventando più importanti? chi sono i nostri competitors e perché? come gli operatori turistici stanno sfruttando e rafforzando il brand Spoleto? perché non si crea una sinergia con il Teatro Lirico Sperimentale? che fine ha fatto il rapporto con Charleston? perché non creare collegamenti con le città gemellate con Spoleto? perché non si fanno progetti nelle scuole per rafforzare il festival come fattore identitario? perché non lavorare ad una sezione aggiuntiva “festival young” per giovani per abbassare l’età media del pubblico? oppure a una versione baby, per bambini, unendo al festival l’idea di Cerami del Teatro Famiglia? perché non provare a mettere in azione in questi 15 giorni il folto drappello di giovani frequentatori del corso di giornalismo Walter Tobagi? perché non creare delle scuole di musica, danza, recitazione, regia, sceneggiatura collegate al festival (magari partendo dalle scuole già esistenti)? perché l’unica produzione del festival non viene “lavorata” a Spoleto (prove, costumi, scenografie)? cosa possiamo fare noi di più e di meglio per mantenere e arricchire questa grande risorsa che è il festival?

E se ci pensiamo chissà quante domande ancora vengono fuori… Alcune, forse, anche degne di nota. Altre meno. A voi allungare la lista sempre con spirito costruttivo, forse ne uscirà qualche spunto interessante.
Come, dove, quando, quanto, perché, perché, perché…