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CON LA CULTURA SI MANGIA di Camilla Laureti

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Se esistesse una hit parade delle frasi più utilizzate nel dibattito pubblico questa potrebbe senza dubbio raggiungere una ottima posizione. Sono passati anni da quando il Ministro Tremonti la pronunciò per la prima volta ma “la” frase non è passata di moda. Anzi.
“Con la cultura non si mangia” – con l’aggiunta però dell’aggettivo FALSO – è anche il titolo di un recente libro, pubblicato da Laterza e scritto da Paola Dubini, Professoressa di Management all’Università Bocconi di Milano dove insegna economia delle aziende culturali.
E questo è il primo tratto che potrebbe stupire, dato che di cultura, in questo caso, scrive chi in realtà è abituato ad occuparsi di economia e numeri. Ma non è questa la sola novità di questo libro che, capitolo dopo capitolo, smonta – speriamo una volta per tutte – i luoghi comuni che girano intorno alla cultura: da quello secondo cui la “cultura interessa a pochi”, alla “cultura non ha mercato”, o “dietro la cultura non c’è attività d’impresa” fino ad arrivare alla “cultura non rende”. E questa confutazione viene fatta con dati e numeri, così da fugare ogni dubbio.
La Dubini cita, per esempio, l’ultima indagine Symbola-Unioncamere, che parla di un sistema produttivo culturale e creativo di oltre 92 miliardi di euro e di un effetto moltiplicatore sul resto dell’economia pari a 1,8: il che significa che per ogni euro prodotto dalla cultura, dunque, se ne attivano 1,8 in altri settori. Un dato che in alcune realtà può essere anche molto più elevato. Basti pensare che una ricerca svolta nel 2012 sul contributo del Teatro della Scala all’economia di Milano ha rilevato che ogni euro di contributo pubblico genera 2,7 euro di ricchezza per la città, pari a 200 milioni di euro.
Ma la cultura è molto più di questo e – come scrive la Dubini nelle conclusioni del suo volume – l’investimento in cultura traccia le direzioni per la creazione dello sviluppo sostenibile futuro. In questa prospettiva l’investimento in cultura rende ben di più dei fatturati e degli impatti economici, pure importanti.
Ogni tanto arriva un libro, un articolo, un servizio a ricordarci le enormi potenzialità per la nostra città e del nostro territorio. Il volume della Dubini ci dice una cosa semplice e cioè che nel mondo contemporaneo la cultura produce economia. Lo fa con i suoi prodotti, i suoi spettacoli, il turismo che genera.
Libri come questo devono spingere Spoleto – che, anche per la presenza del Festival dei Due Mondi ha un ruolo di avanguardia – a dotarsi di una politica culturale al passo con i tempi e le tecnologie più avanzate; a chiamare le imprese di questo settore a lavorare nella nostra città dando in cambio luoghi da rigenerare escludendo il costo degli affitti; a coinvolgere esperti da ascoltare; a lavorare in tempi brevi a un Piano marketing sul turismo e un piano di promozione. Deve soprattutto stimolare a scommettere su Spoleto come città della cultura, del pluralismo e dell’accoglienza. E farla conoscere così in tutto il mondo.
Camilla Laureti