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YANNICK – LA RIVINCITA DELLO SPETTATORE DI QUENTIN DUPIEUX

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Uno commedia teatrale come tante e uno spettatore sui generis che interrompe lo spettacolo per manifestare il suo netto dissenso per la mancanza (a suo giudizio) di qualità del testo, della regia e della recitazione. Lo spettatore innesca un dialogo serrato con gli attori sul palco, che finisce ben presto per degenerare drammaticamente.

Da questa condensata sinossi di “Yannick – la rivincita dello spettatore”, si potrebbe pensare ad un film che parla della mediocrità di alcuni spettacoli teatrali e delle più o meno legittime e recondite fantasie di uno spettatore che vi assiste.

In realtà quello è solo il punto di partenza del lungometraggio di Quentin Dupieux.

È un film che parla di potere e dello spostamento di poteri tra soggetti che si contrappongono. E di alcune dinamiche sociali, riferite ad un pubblico ben più ampio di quello ristretto di un piccolo teatro di provincia.

Yannick – La rivincita dello spettatore è un film che sovverte l’ordine costituito. È disturbante all’inizio, ma poi anche poetico e ironico.

È un film che sposta il punto di vista, sorprende e smonta certezze. Genera interrogativi che si dilatano come il delta di un fiume che si getta in mare aperto. Difficile dire da che parte stare.