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DIFENDIAMO HEBDO E IL DIRITTO DI SATIRA

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di Carlo Cosenza
La vignetta di Charlie Hebdo pare aver scatenato i recenti gravi atti terroristici in Francia.
Tutto questo ha generato indignazione, sgomento e caccia al musulmano, ieri è uscito un articolo che riportava l’ultima frase pronunciata da una delle vittime prima di spirare “dite ai miei figli che li amo”.

Il tutto corredato da una foto della donna in canottiera e minigonna circondata da gente in tenuta estiva che la soccorreva con la didascalia in foto “la povera donna”. A nulla è servito ribadire che a Nizza fanno 11 gradi e siamo quasi a novembre, la risposta è stata il sempiterno “è il concetto che conta”.
Abbiamo sviluppato tolleranza verso il manipolato, verso la narrazione sbagliata e contorta e vogliamo dare un’interpretazione alla satira di Charlie Hebdo?
Risultato? La notizia che il terrorista fosse affiliato a Generazione Identitaria, gruppo islamofobo e di ispirazione fascista, è passata del tutto inosservata. Nessuno ne fa menzione, è tutto un “arabi demmerda, musulmani tutti terroristi, ha stato Soros…” (giuro lo hanno scritto).
Eppure c’è chi, fra gli illuminati intellettuali di sinistra e di… basta (ma pure sui primi avrei dei dubbi), gli influencer e la politica, punta il dito, ancora una volta, sulla pericolosità del diritto di stampa e l’eccessiva libertà di cui godono i vignettisti, nella fattispecie, quelli di Hebdo.
E dire che sarebbe scontata una comprensione da chi se ne intende di arte e satira, che poi sono la stessa cosa, l’arte serve per comunicare, creare uno stato d’animo e far riflettere, va da se che hanno lo stesso obiettivo. Almeno sperare che conoscano la differenza tra satira e parodia.
Tornando sulla “gravissima” vignetta, non è un insulto ai musulmani tutti, non c’è scritto che fanno schifo, si levano le caccole in pubblico e sono tutti terroristi. È una critica ai dittatori musulmani che usano i concetti più antisociali di questa superstizione, come scusa per giustificare la loro sete di potere al di sopra del bene comune. Dittatorucoli abituati a fare inciuci con altri capetti più potenti e ancora meno democratici.
La religione cristiana pretende un potere politico, perché usa l’arma del rito magico per instillare la paura del castigo divino, come se questo fosse un deterrente per religiosi di ogni grado a commettere reati di ogni tipo. Sentenzia su diritti di civiltà conquistati con anni di lotte e sacrifici. Basta guardare cosa sta succedendo in Polonia e la grave violazione dei diritti umani abrogando l’aborto, utilizzando lo spauracchio religioso quando la mano è politica. Posso fare una vignetta sul cattolicesimo? Si, l’hanno fatta. Posso farne una su tutti i cattolici dipingendoli come dei mostri retrogradi e medievali? No, non è mai uscita.
Hebdo ha utilizzato l’arma della satira per lanciare una critica politica e in uno stato di diritto la politica DEVE essere criticata, specie quella peggiore che toglie diritti e fa tornare indietro di secoli l’avanzare della civiltà.
Il grande errore è confondere satira e comicità, Teresa Mannino è una (bravissima) comica, Hebdo fa satira.
Non fa ridere, non deve far ridere, si può fare satira su tutto, non si può fare comicità su tutto.
Tipo Amatrice.
Qui molti avranno già storto il naso ma, mi dispiace, è l’esempio perfetto. La vignetta di Hebdo su Amatrice è stata un pugno nello stomaco, si sono soffermati tutti sul disgusto che quelle immagini hanno provocato ed è giusto così, voleva essere disgustosa e creare indignazione non verso le vittime del terremoto, ma verso la politica e la mafia. Si sempre loro, le due sorelle inseparabili del paese, che sistemano, puliscono, ripuliscono, fanno e soprattutto disfano come se l’Italia fosse la loro magione.
Quella vignetta deve far riflettere, non ridere, questo è l’errore di fondo.

Non è comicità è satira.
Nei paesi occidentali con un piano di edilizia attento al fattore sismico e libero da infiltrazioni criminali, un terremoto 6.2 non uccide.
6.2 quando viene riportato il dato esatto, spesso diventa 5 come comunicato dalle istituzioni per altri motivi di cui parleremo, si ne parleremo perché non sarà l’ultimo. Italia zona sismica per eccellenza do you remeber? In Italia non viene proprio affrontato il tema per non fare un torto all’enorme macchina “palazzinara”, il paese dove “tutto è grave e nulla viene affrontato seriamente” come diceva Flaiano.

Tanto meno la prevenzione sismica. Il sindaco di Amatrice ha poi querelato il giornale satirico, ma di costituirsi parte civile e denunciare la mancanza di qualsiasi norma antisismica non se ne parla.
Curioso.
Ci offrono 80€ in busta paga, decreti sicurezza e reddito di cittadinanza per intascare un voto facile, poi cambiamo canale quando in tv passano le immagini dei terremotati che dopo 10, 20 o 30 anni vivono ancora nei container, perché “che palle sta sofferenza non ci bastava il covid?”
Tutti mobilitati in operazioni di straordinaria solidarietà per un annetto, poi passa la notizia e facciamo spallucce di fronte al reale problema, le case costruite dalla mafia crollano e noi diamo la colpa “alle cose fatte all’italiana” tanto per lavarci la coscienza. Ma Hebdo no, eh no non può ricordarci le vittime della nostra cecità in quel modo, quelli so francesi che ancora non hanno capito a che serve il bidet figurati se possono ridere delle nostre tragedie!
E pensare che un giornale satirico francese ci possa far riflettere da più fastidio della caricatura di morto schiacciato.
Chi era il più grande autore satirico italiano? Dante.
Raffigurò Papa Niccolò III con la faccia immersa in un lago di sterco e le sacre terga all’aria, Maometto squartato in due mentre si nutre con “il tristo sacco di merda fa di quel che si trangugia”.
E infatti non ebbe vita facile il sommo poeta.
La satira è la misura del grado di libertà di un paese attraverso l’aggressione che fa del sacro, mai aderente a una o più ideologia per definizione, a costo di licenziamenti e rappresaglie, cosa che Hebdo ha pagato caro… ma non si è mai fermato. Non certo grazie a tutti i #JESUISCHARLIE di facebook sui profili di gente che non l’ha mai aperto.
La satira deve tirarti per i coglioni e far vedere per bene la scena e il popolo deve ribellarsi a questa scena, chissà che fra tante ribellioni non ne esca una giusta.

Carlo Cosenza
Autore dell’articolo