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SU OMOFOBIA E RAZZISMO

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di Carlo Cosenza

Attenzione! Immagini forti che potrebbero urtare la vostra sensibilità.
Vicepresidente di regione guarda il suo feticcio sessuale cercando di conquistarlo emulandone i discorsi.

Ci stanno cancellando le parole di bocca, come se dire ‘zingaro’ sia già un giudizio negativo. Con ‘ne*ro’ è la stessa cosa, perché in calabrese dico ‘nigru’ per dire ne*ro, non c’è altro modo… colpa della lobby fr*cia, che ti impedisce di chiamare le cose col loro vero nome”.
Come ogni buon leghista Nino Spirlì, vice presidente Regione Calabria, ha aperto il suo intervento col rosario in mano, al dibattito organizzato a Catania dal partito del “laviamoli col fuoco” (riferito ai meridionali).
Eh si, la bella Calabria dopo malavita, fuga dei giovani e abusi su tutto il territorio, aveva proprio bisogno di questo curioso personaggio che la rappresentasse.
E dire che si auto definisce “tuttosessuale”, perché la parola omosessuale gli fa schifo, come già espresso centinaia di volte nei suoi aditoriali per il Giornale (dove altrimenti).
Oggi, che puoi essere omosessuale a casa… Non certamente fra i fumi di una sudicia sauna gay, tana per vergognose piattole e infezioni inconfessabili; non certamente nelle stanze buie di sordide discoteche, caverne per sporcaccioni di ogni risma; non certamente fra le note assordanti degli accompagnamenti musicali di spogliarelli scemi quanto chi li esegue e chi li guarda”.
Curiosa la dovizia di particolari.
Sembra il post di un Platinette qualsiasi, il prodotto di una persona che prova disgusto per quello che è, dentro e fuori, e per esorcizzarlo lo riversa su tutta la comunità.
All’epoca in cui era autore televisivo (creatore di perle come il reality La Fattoria…) pubblicò anatemi contro i locali gay, il Gay Pride, le Unioni Civili e le Drag Queen.
Ma anche pezzi come “Italiani servi degli immigrati” e chi più ne abbia ne metta.
Non solo una vergogna politica e regionale quindi, ma anche l’ennesimo personaggio in cerca di autore sulla pelle di tutta la comunità LGBT+ che deve, ancora una volta, combattere il fuoco “amico”.
E pensare che c’è chi si imbarazza durante il dibattito leghista e non applaude, figuratevi la scena tragicomica, sguardi attoniti e un paio di persone che si allontanano.
Ma lui, forte di quei quattro pagati per applaudire, rincara la dose.
Un omosessuale che rivendica il suo “diritto a non essere omosessuale comunista” (ma chi glie lo ha tolto?!) e che nega l’esistenza stessa delle famiglie omogenitoriali.
Deliri che lui definisce “reazionari”, ma che sanno di copione, quasi al livello dei programmi che era abituato a produrre, solo peggio.
Peggio anche delle pantomime a cui siamo abituati dal selfiepiteco.
“userò le parole ‘ne*ro’ e ‘fr*cio’ fino all’ultimo dei miei giorni. Che fanno, mi tagliano la lingua per impedirmelo?”.
#spirlì #catania #omofobia #razzismo
Carlo Cosenza
Autore dell’articolo