Home Economia LE FALSE ESTERNAZIONI DI DI MAIO di Angelo Musco

LE FALSE ESTERNAZIONI DI DI MAIO di Angelo Musco

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Un approfondimento di Angelo Musco sulla vicenda delle banche:

A) MPS E CARIGE: diverse, ma comune “appartenenza al popolo”

Il Monte dei Paschi di Siena, sin dalle origini nel 1472, è stato amministrato dai rappresentanti del popolo senese e grossetano eletti dagli Enti locali e dai corpi intermedi della società civile (CCIAA, Curia, Università, eccetera). Dopo la privatizzazione nel 1994 il potere del popolo si trasferì, con le stesse modalità, alla Fondazione, azionista di maggioranza della banca.

In un contesto sociale e politico diverso e in epoche diverse è nata CARIGE che, come MPS, era l’erede di un antico Monte di Pietà fondato dalla comunità genovese nel 1483.

  1. B) Il dissesto e le condanne dei responsabili

Mussari e Vigni, Presidente e Direttore Generale MPS, nominati dalla Fondazione che era espressione della volontà popolare, godevano di così ampia fiducia e potere che hanno potuto realizzare politiche creditizie e acquisizioni (Banca Antonveneta) spregiudicate e disastrose senza alcun controllo da parte degli organi collegiali. Durante la loro gestione dirigenti scorretti misero in atto anche politiche predatorie ai danni della banca; la cosiddetta banca del 5% al cui vertice secondo la Procura di Siena c’era il Capo dell’Area Finanza Baldassarri e il suo vice Toccafondi. Mussari, Vigni, Baldassarri, Toccafondi e altri 5 alti dirigenti della banca, sono stati rinviati a giudizio e condannati, i loro patrimoni sottoposti a sequestro.

Nel maggio del 2012 il Monte era in forte crisi di liquidità e il Governo Monti decise di intervenire con un finanziamento di 3,92 miliardi al tasso di interesse del 9%, dopo aver costretto alle dimissioni il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale e il Direttore Generale. Il prestito fu restituito nel 2014 con trasformazione di una parte degli interessi in capitale che dettero al MEF una partecipazione del 4%, all’epoca maggioranza relativa. Profumo e Viola, indicati dal Governo e nominati dall’assemblea degli azionisti, avviarono un processo di risanamento naufragato sugli scogli delle gravissime perdite che emergevano mese dopo mese.

Analoga situazione di potere assoluto e incontrollato si è creata in Carige ad opera dell’onnipotente ex DG Berneschi.

  1. C) L’intervento statale del 2016

Il nuovo CDA dopo 2015 ritenne di risanare la banca con un aumento di capitale di 5 miliardi, ma dopo appena 4 mesi si accorse che ne occorreva ancora un altro di 3 miliardi, anch’esso finito nel giro di poche settimane nel vortice delle nuove perdite emerse.

Nel 2016, fallito il tentativo di poter lanciare un nuovo corposo aumento di capitale il MEF, con Decreto Legge n. 237/2016, intervenne, previo azzeramento del capitale sociale e la trasformazione delle obbligazioni subordinate in azioni, ricostituendo il capitale con l’immissione di 5,4 miliardi di euro: 3,9 come nuovo capitale e 1,5 per salvaguardare i risparmiatori portatori di azioni subordinate.

L’intervento ha prodotto i seguenti  risultati:

  1. azzeramento del capitale di oltre 120.000 risparmiatori titolari di azioni MPS;
  2. il Tesoro acquisisce il pieno controllo della Banca con il 68% del capitale sociale;
  3. evitato il fallimento che avrebbe trascinato in una crisi di liquidità l’intero sistema finanziario italiano (una cosiddetta Banca di sistema come MPS ha rapporti di credito/debito con tutto il sistema nazionale e gran parte di quello internazionale) con conseguenze inimmaginabili;
  4. salvaguardato il grado di affidabilità del sistema finanziario italiano;
  5. salvato 32.000 posti di lavoro;
  6. salvaguardato gli interessi di oltre 4 milioni di clienti della banca (risparmiatori e imprenditori) e dei risparmiatori che avevano investito in azioni subordinate.

Per concludere è opportuno chiarire che anche Viola e Profumo sono stati rinviati a giudizio per false comunicazioni sociali riguardanti i due inutili aumenti di capitale.

  1. D) Epilogo inevitabile

Questa storia apparirà noiosa a chi si accontenta di leggere e ripetere slogan senza alcun collegamento con la realtà, ma è necessaria per capire che la vicenda Carige è la fotocopia, in scala minore, di quanto accaduto al Monte.

Berneschi, che ho conosciuto personalmente, è stato un grande Direttore Generale della Cassa di Risparmio di Genova, autore di acquisizioni e fusioni che hanno trasformato la piccola Cassa genovese in un grande realtà nazionale.

L’enorme fiducia, inizialmente più che giustificata, riscossa negli ambienti politici, sociali e imprenditoriali della Liguria, ha dato a Berneschi una sensazione di onnipotenza e di superiorità ad ogni forma di controllo da indurlo a fare operazioni, nell’area del credito e delle assicurazioni, che la Magistratura ha ritenuto penalmente rilevanti. Berneschi e altri alti dirigenti della Banca sono stati condannati per truffa (Berneschi è agli arresti domiciliari).

Il MEF, nei giorni scorsi, con un provvedimento identico a quello del 2016 ha rilasciato una garanzia di 3 miliardi per consentire a Carige di attingere ai finanziamenti della BCE e un ulteriore impegno di 1,3 miliardi per eventuali futuri aumenti di capitale.

E’ la stessa situazione del luglio 2016, con la differenza che l’aumento di capitale del Monte fallì in quanto gli azionisti preferirono abbandonare il proprio investimento all’infausto destino, mentre

Malacalza, azionista di maggioranza relativa con oltre il 27% del capitale di Carige, ha dichiarato di essere pronto a sottoscrivere l’aumento di capitale di 800 milioni a condizioni che venga fatta chiarezza sulle linee di gestione strategica della banca. Staremo a vedere se la fideiussione si trasformerà o meno in capitale.

  1. E) La strumentalizzazione politica basata su falsi e ignoranza

Ora esaminiamo le dichiarazioni pubbliche di Di Maio per verificarne l’attendibilità e capire se è consapevole o meno della situazione reale.

  1. Il vicepresidente del consiglio, attraverso il social network, ha assicurato che «d’ora in poi nessun banchiere possa più essere impunito e …”. FALSO: i banchieri, ovvero i componenti del CDA e dei Collegi sindacali e i manager responsabili delle varie aree gestionali delle due banche sono stati già sottoposti a giudizio e molti già condannati ed espropriati delle loro proprietà.
  2. “… nessun risparmiatore possa avere la preoccupazione di dove ha messo i soldi». FALSO e fuorviante; il piccolo risparmiatore è tutelato da Fondo Interbancario dei Depositi finanziato dal sistema bancario; tuttavia è assurda l’idea che il risparmiatore debba cercare il miglior rendimento senza consapevolezza e responsabilità nella scelta del livello di rischio.
  3. Ancora: «O si nazionalizza o non si mette in euro» ha detto il vicepremier Di Maio su Facebook. FALSO, il MEF è già pienamente coinvolto nella gestione di Carige anche se la nazionalizzazione vera e propria passerà attraverso la sottoscrizione di quote di capitale sociale, previo azzeramento del valore delle vecchie azioni, che è il passo successivo nel caso in cui Carige non riesca a concretizzare il richiesto aumento di Capitale Sociale.
  4. «E in caso di nazionalizzazione – prosegue Di Maio – la cominciamo a usare per dare crediti alle imprese in difficoltà, alle piccole e medie imprese, per migliorare i mutui alle famiglie, per aiutare di più i giovani a diventare indipendenti, ad andare via di casa grazie a una banca che comincia a fare la banca d’investimento dello Stato». AUGURI, con il populismo si conquista potere e si può anche andare al governo, ma le banche che attuassero tale strategia sono destinate al fallimento.

Di Maio dimentica che le banche amministrano il denaro affidato loro dai risparmiatori e hanno l’obbligo di investirlo in modo da garantire redditività e sicurezza di rimborso. Le politiche sociali possono essere realizzate dallo stato con opportuni provvedimenti e soprattutto con il denaro proveniente dalla fiscalità generale.

Sarebbe auspicabile che gli autorevoli rappresentanti del Governo, quando affrontano argomenti così delicati che coinvolgono il risparmio di tutti gli italiani, abbandonino i toni della propaganda e del facile populismo per adottare un linguaggio di responsabilità, verità e competenza.

Angelo Musco

L’autore dell’articolo: Angelo Musco