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LA FAMOSA INVASIONE DELLE SARDINE IN EMILIA

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Il nascente movimento politico delle sardine ribadisce che la libertà e la democrazia sono beni collettivi.
indisponibili.
di Eupalino
C’era una volta un politico invadente che aveva occupato, con la sua iperattiva smania di potere, tutte le
piazze d’Italia. Gli strateghi della comunicazione che lo supportavano nelle sequela di comizi (che snocciolava come le preghiere che accompagnano la mano che scorre facendo scivolare tra le dita i grani del rosario), avevano dimenticato di mostrargli che nell’universo della comunicazione tutto è soggetto ad un consumo inesorabile.O meglio qualcuno dei più avveduti glielo aveva fatto notare ma lui non aveva sentito ragione. Lui solo quello sapeva fare. Quanto ai discorsi- Prima gli italiani, flat tax, flat tax, sicurezza, sicurezza- solo quello sapeva dire e questo ripeteva come in un video mandato in loop. Così successe
l’invitabile. Come nella favola de “ Il re è nudo “ avvenne che una sera a Bologna una massa densa di persone che saturò ogni centimetro quadrato di Piazza Grande si riunì per comunicare a questo Cola di Rienzo del 2000 con il loro silenzio assordante che la bottiglia era colma, che non era, come aveva finito per
credere, il padrone dell’Italia, che nonostante ad ogni starnuto il partito che guidava facesse un balzo in avanti nei sondaggi destando l’invidiosa ammirazione degli avversari, nella Emilia ancora rossa la sua parabola politica registrava la prima evidente battuta d’arresto (…)

Questo potrebbe essere l’incipit di una sorta di elzeviro ironico di commento e di sostegno del nascente Movimento delle sardine che volutamente vi propongo come una sorta di parafrasi de “La famosa invasione degli orsi in Sicilia “di Dino Buzzati.
Quanto al Movimento certo la fantasia del più immaginifico promoter pubblicitario non avrebbe certo potuto ricorrere ad un simbolo così improbabile, forse complice inconsapevolmente il maltempo con il suo desolante e tragico corollario di frane, allagamenti e distruzioni; immagini desolanti di un’Italia disastrata economicamente socialmente e culturalmente. Ma quali sono le componenti essenziali della comunicazione politica che ha attivato il nascente Movimento delle sardine?

Il suo carattere apartitico ma di chiara opposizione alla delegittimazione delle istituzioni, della costituzione e del parlamento portata avanti della neo-destra populista rappresentata dalla Meloni e da Salvini con la loro richiesta di scogliere il parlamento e di indire nuove elezioni nazionali ogni qualvolta si svolge una elezione amministrativa e loro avanzano nei consensi.

L’ironia implicita nell’assunzione della sardina come icona del movimento è una componente di quella vena fortemente creativa di Bologna, la città dove ha preso avvio il Movimento e che, per il suo alto grado di civiltà, è uno dei centri urbani più ospitali e culturalmente vivi d’Italia. Per questo non dovrebbe tanto stupire
che il movimento di opposizione delle sardine veda la luce nelle dotta Bologna, dove appunto la creatività e l’immaginazione sono di casa. Umberto Eco, Andrea Pazienza, il DAMS, Lucio Dalla, sono figure simbolo della cultura di massa contemporanea che si sono nutrite dell’humus sociale, civile e culturale di questa città aperta ed accogliente che riconosce un grande valore alla diversità.

Un movimento quello delle sardine, tanto desiderato quanto inaspettato da chi come me, poco avvezzo alla politica attiva ma portatore di una forte passione civile, si opponeva e temeva in cuor suo la deriva populista di una destra fortemente venata di xenofobia che sogna la presa del potere all’insegna di quel Dio, Patria e Famiglia di memoria mussoliniana che tante sventure portò all’Italia.

Il silenzio e l’assenza delle bandiere di partito, rotto dai cori che intonano “Bella ciao”, la canzone simbolo della resistenza italiana, è in sostanza la modalità scelta dal Movimento delle sardine per manifestare il suo dissenso nei confronti del leader della Lega, la volontà di resistere alla progressiva fascistizzazione dell’Italia. “Bella ciao” è famosa in tutto il mondo come “O sole mio”. Questa canzone, nata in tempo di guerra, esprime la determinazione dei combattenti antifascisti nel perseguire la sconfitta definitiva del nazi-fascismo, la liberazione dell’Italia occupata dai nazisti dopo l’8 Settembre del 1943 e la riconquista della libertà, al costo del bene supremo per un individuo, vale a dire la propria vita.

Consola e fa ben sperare che ogni qualvolta qualche leader politico con un accentuato egocentrismo, trasformi la conquistata leadership in una personale investitura politica che sancisca il suo incoronamento a leader maximo, venga penalizzato in termini di consenso. E’ successo a Craxi, poi a Berlusconi, poi a Renzi e ora a Salvini, figure di politici fortemente ambiziosi che in vari modi, con diverse sfumature e anche con una diversa eticità ed intenzionalità sul piano del comportamento e del progetto politico, hanno rivelato attraverso il loro agire una eccessiva smania di potere. E’ evidente che non si può fare di tutta l’erba un fascio e che le storie di questi capi politici non sono assimilabili. Tuttavia quello che traspare dall’affiorare del Movimento delle sardine, per quanto riguarda la ricerca del consenso politico e la sua stabilizzazione da parte di leader ambiziosi, è che agli italiani l’eccesso di protagonismo ed i toni dittatoriali non piacciono, danno fastidio come l’orticaria e, a lungo andare, determinano un forte sentimento di rigetto verso chi li adotta.
Sembra proprio di poter dire che la lunga esposizione alla libertà in questi ultimi 70 anni ha generato dei forti anticorpi rispetto a disegni autoritari o limitanti le libertà costituzionali. Proprio quando sembrava che l’Italia si avviasse ad una progressiva fascistizzazione ecco affacciarsi sulla scena politica un Movimento spontaneo che senza bandiere e slogan, semplicemente con la presenza fisica e con il “fare massa”, riafferma la sua opzione per la libertà, per la convivenza pacifica. Parafrasando lo slogan pubblicitario di un noto marchio alimentare potremmo dire: Silenzio, parla il numero. D’altra parte il fare massa, il radunarsi di una grande moltitudine di persone per condividere e affermare un sentimento ed una volontà collettiva, ha in sé un forte
significato politico.

Il movimento delle sardine si stia diffondendo a macchia d’olio e l’evento di Bologna, bissato a Modena, sta producendo un effetto domino che sta generando la formazione di gruppi resistenti in tutta Italia – uno anche in Umbria – e che, soprattutto, questi gruppi resistenti sono animati soprattutto da giovani che comunicano attraverso la Rete e cantano “Bella Ciao”. Una buona doppia notizia per il presente e per il futuro del nostro Paese.
Parola di Eupalino.

Una annotazione culturale finale di un vecchio bibliofilo. La forza delle massa e della loro rilevanza politica è stata indagata e svelata nelle sue molteplici implicazione dal punto di vista della psicologia sociale e della sopravvivenza dei gruppi sociali da Elias Canetti in “Massa e potere” un saggio straordinario, inspiegabilmente oscurato forse perché mette a nudo alcuni nervi scoperti del potere e delle sue determinanti psichico–sociali e quindi non gradito appunto al potere stesso che offre notevoli spunti di riflessione per capire la natura del Movimento delle sardine.